Com’è nata l’idea di questo libro?
La “maleducazione digitale” nasce sia dal desiderio di spiegare ai giovani che, anche nel web, vigono le stesse regole della vita reale, sia dalla necessità di provare a costruire un ponte tra il genitore analogico ed il figlio digitale, affinché l’adulto possa essere in grado di supervisionare gli strumenti social del proprio figlio ed insegnargli l’educazione anche nel mondo virtuale.
Perché questo titolo “Maleducazione digitale”?
Il titolo è dichiaratamente provocatorio. L’obiettivo è attirare l’attenzione sul fatto che, mai come oggi, insegnare le regole di internet è importante come imparare a leggere a scrivere: sapere ciò che si può fare o non si può fare in rete ci protegge da conseguenze negative che possono derivare da un utilizzo improprio della stessa.
Lei dice nel suo libro che “la rete non è una zona franca”, cosa intende?
Spesso l’idea di potersi muovere nella rete in modo apparentemente anonimo usando un nome di fantasia viene scambiata per sicurezza ed impunibilità. Ma non è così. Un falso account social non è uno scudo e non ci proteggerà mai dalle conseguenze anche penali delle nostre condotte.
Vale anche per l’odio on line?
Chi utilizza i social come imbuti d’odio, ignora il fatto che l’offesa online equivale a quella fatta per strada. Il reato di diffamazione non solo è lo stesso, ma, essendo realizzato con strumenti moderni più efficaci e potenti ha una capacità offensiva maggiore. La libera manifestazione del pensiero trova un limite nel rispetto dell’onore, del buon nome e della reputazione che sono i beni giuridici che l’ordinamento considera meritevoli di tutela con un delicato bilanciamento rispetto ai diritti di cronaca, critica e satira.
Nel suo lavoro ha mia smascherato i famosi “leoni da tastiera”?
Sì e purtroppo ho trovato spesso, dietro a nomi di fantasia, adolescenti inconsapevoli, non preparati e, quando scoperti, impauriti. Non si contano le volte in cui mi sono sentita ripetere “ma io non pensavo, non credevo, non sapevo” e poi pianti disperati di chi non era al corrente che la legge si applica anche nella rete, così da trasformarsi in un attimo da leoni in agnellini.