On The Web Side

Ai più giovani insegno le regole del web

Alberta Antonucci, avvocata esperta di cyberbullismo, ospite del festival “Contaminazioni” [..]

Alberta Antonucci, avvocata esperta di cyberbullismo, ospite del festival “Contaminazioni”

«Nel mio lavoro incontro famiglie disperate,”genitori analogici” che ignorano il comportamento dei “figli digitali”. Pensano che siano tranquilli in camera, in realtà non sanno cosa stanno facendo e con quali conseguenze». L’avvocata Alberta Antonucci, 40 anni, specialista in diritto del web, si occupa di regole e rischi della rete. Nata a Padova con studio a Milano, sabato sarà a Ivrea per il festival «Contaminazioni» iniziato oggi alle Officine Olivetti e dedicato al futuro del Canavese.

Nella mattinata conclusiva rivolta alle scuole, l’avvocata degli influencer esperta di cyberbullismo spiegherà agli studenti cosa si rischia a comportarsi male sul web.

Qual è la principale insidia del web?

«Il pensare che tutto sia concesso perché il nickname ti protegge e ti permette di fare tutto quello che nel mondo reale non faresti. Ho scritto il libro “La maleducazione digitale” in un linguaggio semplice per i ragazzi. Sul mio profilo Instagram tanti di loro mi pongono quesiti sul comportamento da tenere nel web».

C’è tanta maleducazione digitale?

«Quando si naviga in rete bisogna conoscere regole e rischi, avere gli strumenti per valutare le conseguenze giuridiche delle azioni sul web.
Manca l’educazione digitale».

Di cosa parlerà sabato a Ivrea?

«Ilustrerò la legge sul cyberbullismo, che comprende un insieme di comportamenti (aggressione, molestie, ingiurie, denigrazione) che possono avere un profilo di reato. Non tutti sanno che è rivolta i minori in un’ottica rieducativa e prevede l’istanza di oscuramento immediato di contenuti lesivi» Si rivolgerà anche ai cyberbulli inconsapevoli?

«Cercherò di spaventarli un po’, per prevenire i loro comportamenti e far capire le conseguenze. Spesso la mia controparte è un nickname, quindi non ho idea dell’età. Quando mando la diffida, mi contattano in studio ragazzini in lacrime che dicono che non sapevano fosse illecito insultare in gruppo un brand o pubblicare storie offensive su un negozio».

Alle famiglie cosa suggerisce?

«Frequentare i social, avvicinarsi a questo nuovo linguaggio e parlare con i figli di quel che si può e non si può fare. Per proteggere i più piccoli, attivare vincoli e blocchi offerti dalle piattaforme. Tik- Tok, il più gettonato dai giovanissimi, è sicuro se si adottano precauzioni come il profilo parentale gestito dal genitore e usato dal figlio».

Inizia a esserci maggior consapevolezza?

«Secondo le statistiche, i dati sul cyberbullismo sono in calo. Ma poi ci sono tante altre violazioni possibili e nel nostro studio le segnalazioni sono in aumento, due o tre chiamate alla settimana. Ormai si riesce sempre a capire chi è il responsabile e forse questo i ragazzi cominciano a realizzarlo».

Chiara Sandrucci

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