L’Irlanda ha multato il social del momento chiedendo più attenzione alla privacy. Qui l’avvocata Alberta Antonucci, specialista del diritto nel mondo digitale, spiega come tutelare i minorenni mentre anche l’Italia pensa a leggi più restrittive.
di Letizia Magnani
TikTok è stato sanzionato per la prima volta in Europa dalla Commissione irlandese per la protezione dei dati, la Dpc. L’ente per la privacy ha richiamato il social a “rendere conforme il proprio trattamento dati” entro tre mesi dalle sanzione amministrativa di 345 milioni di euro. «Quando un minore si iscriveva alla piattaforma, le impostazioni predefinite erano su “account pubblico”, permettendo quindi a chiunque di accedere ai contenuti, commentare, inoltrare e salvare video», spiega Alberta Antonucci, avvocata esperta di Diritto del web, fondatrice di On the web side. TikTok ha preso le proprie difese, contestando l’entità della sanzione e le accuse, che a dire della società si basano su impostazioni vecchie di oltre tre anni. Nel frattempo, il social ha modificato le regole, lasciando per i minori solo l’opzione di un profilo privato o aperto ai follower, senza la possibilità di chattare con sconosciuti. Questo precedente, però, riapre il dibattito sulla tutela dei ragazzi, come dice Antonucci.
Che cosa comporta la recente multa dell’Irlanda a TikTok?
«È la prima volta che l’Europa interviene su TikTok. È un segnale per la tutela dei minori: i social devono adottare tutte le misure necessarie per proteggere gli adolescenti».
Altri Paesi potrebbero prendere decisioni simili?
«È la prima volta che la società Bytedance, proprietaria di TikTok, viene sanzionata per aver violato le norme sulla protezione dei dati personali: potrebbe essere un precedente. In Italia, il Garante della Privacy lo scorso giugno ha richiesto informazioni a TikTok su un “presunto accesso ai dati personali” da parte del Partito Comunista Cinese. Nel luglio 2022, l’Autorità italiana ha inviato un avvertimento a Bytedance, specificando che è illecito utilizzare dati archiviati nei dispositivi per profilarli e inviare pubblicità, in assenza di un esplicito consenso».
Minori e social: come possiamo tutelarli?
«Se ben ponderate, le limitazioni contribuiscono al benessere dei minori online, ma è fondamentale la supervisione del genitore. Tutti i dispositivi tecnologici permettono l’utilizzo del
“parental control”, un sistema che consente a un genitore di monitorare o bloccare l’accesso a determinate attività. Oltre all’utilizzo di questi filtri di controllo, è sempre bene pero parlare con i propri figli».
Pubblicare le foto dei figli: sì o no?
«Non c’è una risposta giusta o sbagliata. Pubblicare la foto dei figli rientra nelle scelte di chi esercita la responsabilità genitoriale. Esiste un giusto equilibro tra la protezione dei minori e le libertà individuali».
C’è chi ha imposto restrizioni orarie.
«In Francia è stata aumentata l’età minima per iscriversi ai social, senza il consenso dei genitori. In Italia si vorrebbe seguire il modello francese e una proposta di legge vieta i social ai minori di 13 anni».